Visita all'ex ospedale psichiatrico di Sondrio: la chiusura di un percorso formativo

È giunto a conclusione anche nel corrente a.s. 2022-2023 il progetto “Sofferenze mentali e cura” che coinvolge, da diversi anni, studentesse e studenti delle classi quarte e quinte del liceo delle Scienze Umane del Polo Liceale Città di Sondrio. Un progetto che ha sempre suscitato vivace interesse e che si propone di costruire una nuova cultura dell’inclusione delle persone con sofferenze mentali, partendo proprio dalla messa in discussione delle tradizionali categorie di “malato mentale”, “alienato”, “folle”.

Gli studenti interessati, dopo un percorso di inquadramento teorico nelle classi quarte, curato dal dott. Prof. Luca Curtoni, hanno effettuato, nella classe quinta, un periodo di stage presso la struttura dell’ex Ospedale Psichiatrico di Sondrio, dove hanno potuto avere un concreto riscontro del nuovo approccio adottato nei confronti delle persone con disagio mentale. Un approccio che evita gli atteggiamenti, anche impliciti, alimentati da pregiudizi e stigmatizzazione.

In questo percorso hanno potuto conoscere alcune persone che frequentato questa struttura, fruendo dei suoi servizi diurni. Una conoscenza che si è trasformata in amicizia, ascolto, dialogo, dimensioni fondamentali per una relazione umana che rappresenta, per queste persone, la migliore risorsa terapeutica.

Al termine dell’anno scolastico le due quinte del Liceo delle Scienze Umane sono salite lungo i viottoli della Sondrio vecchia, hanno lambito il glorioso balcone panoramico del Convitto ed hanno raggiunto il ripiano del Moncucco, che ospita la cittadella dell’ex-ospedale psichiatrico, costituita, ai tempi dell’apertura dell’ospedale psichiatrico, da sette padiglioni di degenza, due padiglioni di osservazione, due reparti "tranquilli", due reparti "semiagitati e agitati", un padiglione "isolamento" per i contagiosi, un edificio per gli uffici amministrativi con alloggio dei medici, e da strutture per i diversi servizi, cucina, lavanderia, chiesetta. La dott.ssa Giuseppina Uboldi, responsabile dei servizi oggi attivati, ne ha illustrato la storia e le funzionalità, cercando di far rivivere lo spirito degli anni in cui qui viveva un microcosmo di persone internate spesso senza un reale motivo nosografico, ma per le conseguenze di meccanismi di esclusione sociale.

Un microcosmo vivo e vivido di cui la dottoressa conserva un ricordo indelebile. L’ospedale psichiatrico provinciale “Carlo Besta” di Sondrio, che iniziò a funzionare nel 1909, fu definitivamente chiuso nel 2000, in attuazione della riforma Basaglia del 1978, che individuava come necessario, per un recupero delle persone con sofferenza mentale, il reinserimento nel tessuto sociale, ovviamente con tutte le forme di accompagnamento e protezione necessarie.

Proprio nel 2000 il dott. Capobianco, ultimo prestigioso direttore della struttura, dedicò un convegno a questo passaggio “epocale”, nel quale venne anche presentato il volume “Nero come il sole”, che raccoglieva le testimonianze e la “voce” degli ultimi “pazienti”. Lo spirito della pubblicazione consisteva nel sottolineare come l’ascolto di queste persone ne conservi la profonda dignità ed eviti di ridurle ai sintomi ed alla categorizzazione delle loro cartelle cliniche.

23 anni più tardi il medesimo spirito ha animato l’ultima iniziativa del progetto: gli ospiti della struttura hanno voluto ringraziare le studentesse stagiste esprimendo, anche in forma di poesia, i loro stati d’animo e la convinzione che la vita, aldilà di ogni diaframma di sofferenza, debba essere interpretata con spirito di fiducia ed apertura al futuro.

Queste riflessioni sono state incollate a tre porte in legno, dismesse e “vissute”, che, abbandonati i loro cardini, sono state recapitate in via Samaden 2 ed hanno costituito il materiale di una micro-mostra che testimonia il percorso svolto. Giovedì 1 giugno, nell’aula blu del plesso “Piazzi-Lena Perpenti”, alcuni operatori dell’ex-ospedale psichiatrico hanno infine incontrato le due classi quinte per illustrare i contenuti del “dono” ed esprimere il loro sentito ringraziamento per l’esperienza che ha arricchito tutti.

Pillole di saggezzaL'incontro al plpLe porte donate